· PREFAZIONE
· LA BANCA DI FRANCIA E LE IMPRESE
· SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEL LEASING IMMOBILIARE IN ITALIA
· COEFFICIENTE DI PONDERAZIONE RIDOTTO SUL LEASING IMMOBILIARE: DA DOVE
NASCE LA RITROSIA DELLA BANCA D'ITALIA
.
· I FONDI DI GARANZIA APRONO AL LEASING
· BIBLIOGRAFIA
· NOTIZIE DALLE ASSOCIATE
· CIRCOLARI
· RIUNIONI
· PARERI
- La rincorsa ai "volumi" che ci ha coinvolti e affascinati anche
questanno con effetti non sempre positivi ci ha condotto, mese dopo mese e senza che
ce ne rendessimo conto, alla vigilia della chiusura dellanno più importante non
solo per il nostro settore ma anche per tutta lumanità.
- Forse il timore del "bug" ci ha fatto inconsciamente distogliere
lattenzione da questo fatidico 31 dicembre 1999
.ma ora non possiamo più
ignorarlo. Ci siamo, tra poco varcheremo la porta magica del nuovo millennio e
-
..probabilmente ci renderemo conto che aldilà di qualche modesto (speriamo)
disguido elettronico non cambierà molto nella nostra attività che continueremo con la
lena e lentusiasmo di sempre. Il nostro settore i grandi mutamenti li ha già
avviati da tempo, forse proprio dopo la pubblicazione della importante ricerca Censis
" Il leasing verso il duemila". Sono cambiamenti che viviamo giorno per giorno e
di cui spesso non ci rendiamo immediatamente conto.
- Ma non è ancora tempo di bilanci né di analisi e riflessioni tecniche, è solo tempo
di auguri, quelli che rivolgo a tutti voi operatori del settore del leasing e lettori
della nostra "Lettera" perché anche questo passaggio al nuovo millennio sia
sereno e lieto per tutti.
- Antonio Dattolo
-
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- Le relazioni tra imprese e Banca di Francia sono mal conosciute dal grande pubblico
tantè vero che per tutti una Banca Centrale è innanzitutto la "Banca delle
Banche"; questo corrisponde tuttavia ad una vecchia tradizione che ha fatto
dellIstituto dEmissione, oltre che listituzione incaricata alla messa in
circolazione della moneta, liniziatore della politica monetaria e uno degli attori
della vita economica locale. Con landar del tempo e ad un ritmo più o meno rapido a
seconda dei periodi, questa relazione si è considerevolmente modificata, i rapporti con
le imprese si ispirano ormai ad uno spirito di partnerariato in luogo ed al posto del
quadro regolamentato che prevaleva ancora 25 anni fa.
- Un sistema dinformazione sulle imprese è dunque stato messo in piedi attraverso
una classificazione ("cotation") delle imprese che ne costituisce la chiave di
volta innanzitutto nellobiettivo di rispondere ai bisogni delle missioni
fondamentali dellIstituto dEmissione e poi come strumento di supporto alla
gestione efficiente delle banche e delle imprese temi della seconda e terza parte
dellesposizione.
- 1 La Banca di Francia e le imprese: un sistema dinformazione costruito per
rispondere alle missioni fondamentali della Banca di Francia
- Così, al fine di crearsi gli strumenti per attuare la propria politica, la Banca di
Francia ha messo in piedi un sistema di valutazione delle imprese per soddisfare prima di
tutto i propri bisogni: politica monetaria, controllo prudenziale, studi.
- 1.1 La classificazione delle imprese ai fini della politica monetaria
- Il rifinanziamento delle banche si effettua a livello delleurosistema sul modello
di quello praticato dalla Banca di Francia. Il ricorso al credito accordato dal SEBC per
la messa in opera della sua politica monetaria si basa su due categorie di strumenti:
l"aggregato 1" che comprende i titoli ammissibili al rifinanziamento in
tutta la zona euro (essenzialmente i titoli di debito pubblico); l"aggregato
2" che comprende altri strumenti, in particolare i crediti verso privati in passato
ammissibili al rifinanziamento della Banca di Francia.
- Traducendo la valutazione globale e sintetica fornita dalla Banca, la classificazione ha
per obiettivo quello di misurare il grado di solidità finanziaria ovvero di
vulnerabilità di unimpresa indicando se questa rischia o meno di manifestare una
situazione di insolvenza a breve termine (due anni).
- La classificazione si compone di tre elementi.
- Il primo, descrittivo, è il punteggio sullattività: si tratta di una
lettera da A a J che rappresenta la classe di attività ed il livello di volume di affari
(così, ad esempio, la lettera B è attribuita alle imprese con volume di affari compreso
tra 500 milioni e 1 miliardo di franchi francesi).
- Il secondo è il punteggio sul merito di credito, che sintetizza la valutazione
della Banca di Francia; si è strutturata su quattro livelli, dal punteggio 3, punteggio
deccellenza attribuito alle imprese sulle quali non emettiamo alcuna riserva tanto
sul piano della struttura finanziaria quanto su quello della redditività, fino al
punteggio 6, riservato alle società la cui continuazione di attività è giudicata
gravemente a rischio. Il punteggio 4 è un punteggio intermedio non negativo, riservato
alle imprese sulle quali la banca non emette un giudizio sfavorevole, ma che tuttavia non
possono beneficiare di un punteggio deccellenza a causa di una situazione
finanziaria giudicata pesante o di una redditività insufficiente. Infine, il punteggio 5
(riserva) riguarda imprese con difficoltà transitorie o strutturali che, senza mettere in
causa il proseguimento dellattività, impediscono quanto meno di utilizzare i loro
titoli di debito come supporto per il rifinanziamento delle banche o per la fornitura di
liquidità infra-giornaliera.
- Se il punteggio sullattività è puramente oggettivo, così non è il punteggio
sul merito di credito che si basa su una molteplicità di elementi; tra questi possiamo
citare, senza pretendere di essere esaustivi, alcuni aspetti da noi esaminati al momento
di una proposta di valutazione:
- la situazione finanziaria dellimpresa e la sua evoluzione nel corso degli ultimi
tre esercizi oltre allanalisi della sua redditività e della struttura del suo
bilancio;
- la regolarità dei pagamenti;
- il montante degli impegni bancari di ogni tipo;
- lesistenza di una procedura giudiziaria;
- tutte le informazioni sullambiente economico e finanziario (appartenenza ad un
gruppo, situazione dei dirigenti e dei principali azionisti,
).
- Il terzo è il punteggio sulla solvibilità, che rappresenta la regolarità dei
pagamenti, a cominciare dal pagamenti di effetti: il punteggio 7 indica " nessuno o
pochi incidenti registrati"; il punteggio 8 "qualche incidente"; il
punteggio 9 "incidenti ripetuti " che si stanno trasformando in una vera e
propria crisi di tesoreria.
- La "cotation" di cui qui parliamo non va comunque confusa con le
tecniche di scoring o di rating, né con l'analisi del merito di credito
classica:
- il punteggio non risulta da un processo automatizzato come accade per lo scoring,
ma al contrario da un approccio individualistico e superficiale nel senso che tiene conto
degli eventi aziendali, nella misura in cui gli stessi sono portati a conoscenza della
Banca di Francia; tutti i nostri sforzi mirano daltronde attualmente ad una maggiore
"freschezza" delle nostre valutazioni affinché queste non siano il risultato di
unanalisi finanziaria fatta solo sulla base dei documenti contabili;
- rispetto al rating, essa si distingue non tanto per la forma, ma per i principi
stessi: la "cotation" intende valutare la stabilità di unimpresa nella
sua globalità, mentre il rating cerca di stabilire la capacità di rimborso di
unemissione; la "cotation" non ha la pretesa di fornire
uninformazione sul medio termine, essendo il suo orizzonte limitato al breve termine
(due anni); infine la "cotation" si attua in seguito a documenti e osservazioni
e non su richiesta dellimpresa come nel caso del rating;
- rispetto allanalisi bancaria classica del merito di credito, la
classificazione della Banca di Francia è unica e può, in certi casi, sembrare severa
perché non prende in considerazione le garanzie estrinseche. Limpresa è valutata
in base alla propria struttura prendendo in considerazione le linee di credito del
gruppo o la situazione dei soci e in funzione delle specificità del settore
economico a cui appartiene; la nostra metodologia è su questo punto in fase di
adattamento permanente specificatamente per qualche settore giudicato atipico, come quello
dellaffitto, della grande distribuzione, del commercio allingrosso, del
commercio internazionale, dei trasporti su strada o delle cooperative.
- Molto schematicamente, sul sistema di classificazione messo in piedi dalla Banca di
Francia si può concludere che limpresa che beneficia di un punteggio di credito 3
(deccellenza) fa buon uso del credito bancario, che in tal modo partecipa al
finanziamento di una gestione efficiente o alla copertura di investimenti scelti
opportunamente; al contrario, il punteggio 6, il più sfavorevole, sanziona
unimpresa per la quale tutto il credito bancario appare destinato a subire perdite o
rischierà di essere improduttivo.
- In totale, attualmente sono più di 195.000 le imprese società di persone e
società di capitali alle quali la Banca di Francia ha attribuito un punteggio, sia
perché realizzano un volume daffari superiore a 5 milioni di franchi, sia perché
hanno un capitale superiore a 500.000 franchi per una società per azioni o 250.000
franchi per una società a responsabilità limitata, sia infine perché risultano
controparti di un significativo importo di finanziamenti bancari (superiore a due milioni
e mezzo). Su questo totale, a luglio 1999 la ripartizione dei punteggi di credito era la
seguente:
- Punteggio 3
47,8%
- Punteggio 4
21,6%
- Punteggio 5
23,1%
- Punteggio 6
7,5%
- ed il tasso di insolvenza delle imprese con punteggio 3 si collocava come media mobile
sugli ultimi dodici mesi allo 0,075%, percentuale che dà la misura
dellaffidabilità delle valutazioni fornite dalla Banca di Francia (1,5% era la
percentuale calcolata sulle imprese con punteggio 4; 3,6% quella per le imprese con
punteggio 5; 7,9% per le imprese con punteggio 6).
- Strumento di perseguimento della politica monetaria, la "cotisation"
costituisce anche un importante strumento di lavoro messo a disposizione dei nostri
controllori nel quadro della vigilanza degli istituti di credito.
- 1.2 La classificazione delle imprese ai fini della vigilanza sulle banche
- Il Segretariato Generale della Commissione Bancaria e gli Ispettori della Banca di
Francia utilizzano in effetti molto la classificazione delle imprese; dispongono anche di
un indicatore di qualità del portafoglio che misura la proporzione dei punteggi di
credito positivi sul totale dei punteggi significativi.
- La conoscenza della lista di imprese con punteggio sfavorevole permette ai nostri
ispettori di concentrare le loro ricerche, quando il numero di dossier è elevato, sulla
popolazione identificata come vulnerabile e ai nostri direttori di filiale di condurre i
loro colloqui in maniera efficace nelle loro relazioni di piazza con i banchieri.
- Gli uni e gli altri possono appoggiarsi, inoltre, su due fonti informative, riservate
alla Banca di Francia, che donano loro un complemento preciso alle indicazioni di cui già
dispongono: la centrale dei rischi bancari, da un lato, e la centrale dei protesti,
dallaltro:
- La centrale dei rischi è stata creata su decisione del Consiglio Nazionale del
Credito del 7 marzo 1946; costituisce, di fatto, il più antico archivio che le banche si
sono create. A questo titolo, il Servizio Centrale dei Rischi assicura periodicamente il
censimento dei crediti concessi, al di là di una certa soglia (500.000 mila franchi da
luglio 1997), dagli istituti di credito a ciascuno dei loro clienti.
- Distribuiti agli istituti dichiaranti, i risultati di queste segnalazioni permettono di
conoscere lindebitamento totale, per categorie di credito, contratto da un cliente.
Essi forniscono tra laltro alle autorità monetarie informazioni utili sulla
distribuzione del credito per istituto segnalante, per zona geografica, per settore
economico
- la centrale dei protesti è di creazione molto più recente su decisione del
Consiglio Nazionale del Credito del 6 giugno 1975 che gli ha conferito una base
regolamentare; faceva seguito a diverse iniziative locali dove di comune accordo gli
istituti di credito si erano impegnati a segnalare alle filiali della Banca di Francia gli
effetti insoluti. La moltiplicazione degli scambi commerciali, la diversità degli
strumenti di pagamento utilizzati e lo sviluppo del credito tra le imprese hanno reso
necessaria una armonizzazione ed una generalizzazione delle modalità di raccolta e di
restituzione delle informazioni sugli effetti insoluti.
- Inizialmente prevista solo a partire da una certa soglia, questa centralizzazione è
stata oggetto di una riforma nellottobre 1996 che ne ha esteso il campo di
applicazione; le segnalazioni fatte soprattutto su supporto magnetico sono registrate
senza bisogno di plafond, al singolo "franco".
- 1.3 Un sistema di informazione a servizio dellattività di studio
- Questa capacità di gestione degli archivi da parte Banca di Francia messa a punto da
oltre cinquantanni a questa parte spiega il ruolo che essa ha giocato nella messa in
opera del sistema statistico francese sulle imprese. Così, tenuto conto dei bisogni del
Commissariato Generale di Pianificazione, la Banca di Francia si è vista affidare,
nellambito di una ripartizione di compiti con lINSEE, la responsabilità di
una Centrale dei bilanci al fine di offrire lo strumento statistico di legame tra
aggregati macro-economici e comportamenti micro-economici delle imprese.
- Creata nel 1969, la Centrale dei bilanci raccoglie per mezzo della rete di filiali una
documentazione economica e finanziaria, di tipo principalmente contabile, sulle imprese
che accettano di partecipare a questa centralizzazione.
- Il campione di imprese censito in questa centrale permette di disporre con 36.000
partecipanti di una copertura significativa del tessuto produttivo nazionale: più
del 50% degli occupati per la maggior parte dei settori industriali. I dati così raccolti
sono raggruppati e analizzati, i risultati di queste sintesi costituiscono pertanto temi
suscettibili di portare un chiarimento utile nella conduzione della politica monetaria.
- Si possono citare in proposito alcuni argomenti di studio oggetto di pubblicazione, come
i fallimenti nellindustria francese, levoluzione dei crediti intersocietari o,
ancora, ogni anno, lo studio generale della situazione delle imprese industriali.
- La costituzione di una centrale dei bilanci non è una pratica esclusiva della Banca di
Francia, anche se questa ha giocato un ruolo di precursore in questo campo; in effetti, la
maggior parte delle banche centrali o a volte gli organismi statistici hanno
seguito lesempio francese ed esistono centrali dei bilanci in Germania, Belgio,
Spagna, Austria, Italia e Portogallo. A partire dal 1987, queste hanno daltro canto
deciso di mettere in comune le loro basi dati attraverso una centrale unica chiamata BACH
gestita dalla Commissione Europea; vengono effettuati studi che permettono di comparare la
situazione di imprese industriali di ciascun paese, e questa visione in una prospettiva
europea è naturalmente ricca di insegnamenti. Tra laltro, è stato costituito un
Comitato europeo delle Centrali dei Bilanci al fine di approfondire le questioni
metodologiche.
- A partire dal 1993, la Banca di Francia ha deciso di andare ancora più avanti nel suo
approccio alle imprese introducendo una nuova dimensione nelle sue analisi: la strategia
attraverso la nostra inchiesta SESAME. Questo nuovo angolo di osservazione passa
attraverso la costituzione di una base dati qualitativa. In due anni, è stato costituito
un campione di 4.000 imprese, in maniera da coprire lintero settore industriale. Le
informazioni sono raccolte, da personale della Banca di Francia appositamente addestrato,
nel corso di colloqui diretti con la dirigenza delle imprese. Il questionario,
standardizzato, riguarda specificatamente il modo di prendere le decisioni
nellimpresa, la percezione dellambiente, gli obiettivi perseguiti, i vantaggi
concorrenziali sviluppati, il loro modo di essere messi in pratica, le scelte
organizzative interne dellimpresa. Questa base dati, relativamente giovane, è
complementare della Centrale dei bilanci.
-
- 2. La Banca di Francia e le imprese: un sistema di informazione divenuto strumento di
supporto alla gestione per banche e imprese
- Per alimentare le basi dati di cui ha bisogno per esercitare le sue funzioni, la Banca
di Francia è portata a sollecitare sia gli istituti di credito che le imprese. In cambio,
fa loro beneficiare delle economie di scala, delle sinergie e degli strumenti di analisi
sviluppati attraverso lintegrazione di diverse fonti informative.
- 2.1. Linformazione fornita agli istituti di credito
- La banca dati FIBEN, nella quale è registrata la classificazione delle imprese, è
stata progressivamente aperta agli operatori bancari ed ha così assunto il ruolo di un
effettivo centro informativo. FIBEN fornisce alle banche tutte le informazioni necessarie
per permettere loro di procedere loro stesse alla classificazione dei crediti nei
confronti delle imprese.
- La crescita del numero di consultazioni registrate è costante dal 5 al 10% per
anno e corrisponde ad un volume di 90.000 collegamenti al giorno nei periodi di
punta. Una performance tanto più positiva, visto che lanno scorso il mercato delle
informazioni commerciali è risultato stazionario (il 95% delle agenzie francesi sono oggi
clienti del FIBEN).
- Esistono comunque sul mercato numerose altre fonti dinformazione sulle imprese. Se
le banche mostrano un tale interesse per FIBEN, è sicuramente in ragione delle
informazioni confidenziali ed esclusive che questo propone. La base dati dà informazioni
in effetti su più di due milioni e mezzo di imprese e su un milione e seicento dirigenti.
- Al di là di una semplice base descrittiva (coordinate dellimpresa, nomi dei
responsabili, ecc
.) FIBEN contiene, in effetti, due schede il cui interesse è
evidente per tutti i decisori di credito: la scheda dei pagamenti irregolari e la scheda
dei rischi. Se gli "insoluti" e "i rischi in essere" sono sicuramente
i punti forti di FIBEN, ciò che contraddistingue la banca dati della Banca di Francia
sono laggiornamento frequente e laffidabilità delle informazioni.
Laggiornamento è frequente, in quanto attuato ogni giorno dalle filiali della Banca
di Francia, a contatto diretto con le imprese. Laffidabilità è ugualmente
garantita dal fatto che la registrazione dei dati finanziari dati di bilancio per
esempio è sempre preceduta da un controllo di coerenza.
- La convergenza di questi elementi esclusivi dà a FIBEN un importante vantaggio: la
divulgazione delle informazioni è riservata al solo settore bancario.
- Forte del suo successo commerciale, la centrale FIBEN continua ad innovarsi,
larchitettura delle basi dati è attualmente oggetto di una profonda trasformazione.
Vengono in particolare sviluppate prestazioni di servizio, che permettono alle banche di
scaricare da FIBEN quotidianamente interi sotto-insiemi (numerose decine di migliaia di
imprese) per aggiornare le proprie banche dati. La Banca di Francia propone da marzo 1998,
fino allintroduzione di Internet (2001), un prodotto che autorizza le banche ad
interrogare on-line la centrale FIBEN per aggiornare in tempo reale le proprie base dati.
-
- 2.2. Linformativa fornita alle imprese
- La Banca di Francia comunica a ciascuna impresa la classificazione ad essa assegnata.
Questa è spesso loccasione di un dialogo approfondito e di arricchimento per il
rappresentante della filiale della Banca di Francia incaricato ed il responsabile
dellimpresa. Dialogo che incoraggiamo e che riguarda un numero sempre maggiore di
imprese.
- La Banca di Francia si è sforzata di sviluppare un effettivo rapporto di collaborazione
con le imprese restituendo loro uninformativa che incorpora un alto valore aggiunto
in cambio del loro contributo. E così che gli aderenti alla Centrale dei bilanci
ricevono un fascicolo di risultati settoriali e un dossier di analisi finanziaria che
riclassifica i loro conti sulla base di una metodologia di analisi ricca di informazioni
per i suoi utilizzatori, soprattutto perché rende possibile il confronto con
"ratios" di settore.
- Lelaborazione e la restituzione allimpresa di un dossier individuale aprirà
un nuovo ruolo per la Banca di Francia nel supporto alla gestione, ruolo che si è
sviluppato soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese; in questa prospettiva,
abbiamo elaborato strumenti di analisi che permettono di andare più lontano rispetto al
dossier individuale dimpresa e di proporre un vero e proprio diagnostico. E
così che è stata sviluppata la gamma GEODE, prestazione che si poggia su un sistema
esperto facente capo allelaborazione di un bilancio economico e finanziario,
arricchito da moduli di simulazione finanziaria.
- La Banca di Francia è dunque in grado di proporre alle imprese tutto un insieme di
prestazioni ad alto valore aggiunto. Queste prestazioni si iscrivono in un processo di
sostegno alla gestione delle imprese che la Banca di Francia intende sempre esercitare nel
quadro della sua missione dinteresse generale di prevenire le situazioni di
difficoltà delle imprese.
-
- 3. Conclusione: La Banca di Francia e le imprese: la conferma di una relazione
privilegiata nel quadro dellUnione Monetaria Europea
- Il 1999 è stato segnato dallavvio dellUnione Monetaria Europea e
dallintroduzione della moneta unica; in qualità di banca centrale membro del
futuro Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC) la Banca di Francia deve
adattare la sua organizzazione logistica per poter partecipare alle operazioni in euro.
- In effetti, il ricorso al credito accordato dal SEBC per la messa in opera della sua
politica monetaria è ovviamente ben combinato con garanzie appropriate; globalmente, il
dispositivo distinguerà due categorie di garanzie trasferibili:
- l"aggregato 1" che comprenderà i titoli rifinanziabili allinterno
della zona euro, e specificatamente i titoli del debito pubblico negoziabile;
- l"aggregato 2" che sarà composto da altri strumenti di debito, con in
particolare i debiti privati quotati 3 attualmente ammissibili al finanziamento della
Banca di Francia.
- Così, il sistema deciso dalla Banca Centrale Europea (BCE) mira ad assicurare
uneguaglianza di trattamento tra i titoli di debito pubblico e privato, pur
riconoscendo la diversità delle situazioni e delle pratiche nazionali.
- Tuttavia, per poter essere ammessi dai nostri partner europei nella lista delle garanzie
di livello 2 e rispettare così il principio secondo il quale tutte le istituzioni
finanziarie quale che sia il loro paese di origine potranno avere accesso a
questa modalità di copertura, la procedura di smobilizzo e le garanzie apportate dovranno
assicurare la massima certezza giuridica.
- Il consolidamento della prassi francese presenta molteplici vantaggi:
- per le banche, in quanto permetterà loro, senza cambiare profondamente le
procedure attuali, di trovare una soluzione a minor costo alla spinosa questione degli
scoperti infra-giornalieri, potendo utilizzare ugualmente a titolo di garanzia il loro
portafoglio di crediti quotato 3;
- per la Banca di Francia, che trova nelle recenti decisioni un riconoscimento al
suo "savoir-faire" ed una legittimazione del suo approccio al rischio di
impresa; la nostra metodologia in questo campo interessa molte Banche Centrali Nazionali e
si moltiplicano i contatti con i nostri colleghi tedeschi, austriaci, spagnoli per una
presentazione del nostro sistema di classificazione;
- infine, per le imprese, che con la "europeizzazione" della loro
classificazione vedranno il campo dazione dei loro partner finanziari allargarsi e
oltrepassare le frontiere; in effetti, un istituto di credito tedesco non residente in
Francia e che detiene crediti quotati 3 verso unimpresa francese si potrà
rifinanziare presso la Bundesbank, attraverso lo smobilizzo da parte della Banca di
Francia di detti crediti ed il trasferimento della garanzia corrispondente.
- Tenuto conto di questi differenti elementi, comprenderete la nostra pretesa di credere
che "unimpresa quotata 3, è solida quanto un titolo di stato a dieci
anni."
-
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- Nel leasing finanziario il segmento immobiliare ha fatto registrare in Italia nel 1998
un eccezionale sviluppo, raggiungendo il valore complessivo, in termini di nuovi contratti
stipulati, di 5,6 miliardi di Euro (Lit.10.852 miliardi) corrispondente ad una crescita
del 70,0% sullanno precedente.
- Nel 1999 la crescita sta continuando ad un ritmo sempre sostenuto (+41,7% al mese di
giugno), tanto che si può affermare di essere di fronte ad un vero e proprio boom del
leasing immobiliare italiano, che è venuto così a trovarsi sorprendentemente in vetta
alle speciali classifiche di settore redatte dalla nostra associazione europea,
Leaseurope.
- Per meglio percepire il fenomeno e cercare di scoprirne le ragioni, è opportuno
allargare il campo di osservazione e confrontare levoluzione italiana con quella del
resto dEuropa, prendendo come base, principalmente, i dati pubblicati da Leaseurope
per lEuropa e da Assilea per lItalia.
- Pur essendo noti i limiti derivanti da una certa disomogeneità nella serie di
rilevazioni, dovuta a criteri nazionali talvolta non del tutto convergenti, a problemi di
cambio delle divise ed al variare dei soggetti rilevati, ritengo tuttavia le evidenze
ricavabili dallanalisi sufficientemente significative del fenomeno in atto.
- Osservando il volume dei nuovi contratti di leasing immobiliare stipulati in Italia anno
per anno, a partire dal 1990 (grafico n.1), si può notare una marcata crescita che parte,
sia pure attraverso un percorso discontinuo contraddistinto da picchi (il 1991, il 1995 e
il 1998) e da fasi di riflessione, da un volume complessivo di 1,4 miliardi di Euro del
1990 per giungere appunto a 5,6 miliardi di Euro del 1998, con una crescita nel periodo
del 288,2%.
- Osservando, per lo stesso periodo, il grafico n.2 relativo alle percentuali di sviluppo
di ogni anno rispetto al precedente, si percepisce più chiaramente il percorso di marcata
crescita, sia pure attraverso picchi e rallentamenti; sta di fatto che il trend del
decennio è fortemente positivo, con un tasso di crescita medio annuo del 18,1% e il 1999
si annuncia ancora fortemente positivo (+41,7%al mese di giugno), seppure inferiore al
picco del 1998.
- Lanaloga serie di dati relativa al mercato europeo, calcolata sui valori rilevati
da Leaseurope dai quali abbiamo ritenuto opportuno sottrarre il dato relativo
allItalia, mostra un andamento che chiamerei di "lento risveglio" dopo la
forte caduta del 1991 (-20,7%).
- Attraverso questo percorso di moderata ripresa, il volume totale del 1998, pari a 13,4
miliardi di Euro, ha quasi raggiunto quello di inizio decennio (14,7 miliardi di Euro),
permanendo tuttavia un divario ancora da colmare di 1,3 miliardi di Euro (-8,6%).
- A questo punto siamo in grado di fare un confronto tra landamento dei tassi di
sviluppo cumulati anno per anno dal 1990 al 1998, fatti registrare dal mercato europeo,
Italia eccettuata, e dal mercato italiano (grafico n.4).
- Il confronto tra i due sentieri di sviluppo mette in evidenza un andamento fortemente
divergente, accentuatosi a partire dal 1994, per arrivare al gap impressionante del
1998, anno nel quale lItalia fa registrare un vero e proprio boom,
raggiungendo quota +288,2% dincremento cumulato, mentre il resto dEuropa, pur
attraverso apprezzabili recuperi, resta ad un 8,6%.
- E interessante ora valutare con precisione il peso che il mercato del leasing
immobiliare italiano riveste in Europa, misurandone la quota relativa. Comè
rilevabile dal grafico n.5 la quota dellItalia cresce di oltre tre volte, passando
dal 9% del 1990 al 29,5% del 1998 attraverso le punte del 1991, del 1995 e del 1998 e le
fasi di consolidamento del 1992-94 e del 1996-97.
- Vediamo ora quale parte del mercato complessivo del leasing ricopra il settore
immobiliare, rispettivamente in Italia ed in Europa.
- Il grafico n.8, utilizzando stime dellAssociazione Nazionale Costruttori Edili,
mostra lincidenza delle nuove costruzioni non residenziali realizzate in Italia per
conto di società di leasing negli anni 1997 e 1998 (non è stato possibile purtroppo, per
indisponibilità dei dati, andare più indietro nel tempo con la ricerca).
- Si può notare che nel 1998 lindice di penetrazione del leasing sulle nuove
costruzioni di tipo non residenziale raddoppia, passando dal 4,4% del 1997 all8,3%
del 1998. Il ruolo di questo particolare strumento finanziario, che viene per sintesi
chiamato dagli operatori italiani "leasing costruendo", può essere considerato,
come si vedrà più avanti, uno dei fattori più significativi per interpretare e spiegare
i motivi alla base dello sviluppo del comparto.
- Analizzando levoluzione dei nuovi contratti stipulati nel settore immobiliare più
nel dettaglio, si possono evidenziare alcune delle particolarità che sono venute
caratterizzando il settore negli ultimi anni, quali:
- lincremento del numero delle operazioni di taglio elevato;
- lincremento dellimporto medio delle operazioni
di taglio elevato.
- In effetti nel 1997 sono stati stipulati in Italia n.7.385 contratti di leasing
immobiliare, per un valore complessivo di 3,3 miliardi di Euro: i contratti di valore
unitario superiore a 2,58 milioni di Euro (corrispondenti a Lit.5 miliardi, che è la
classe dimporto rilevata da Assilea) sono stati n.157, pari al 3,1% del numero dei
contratti immobiliari stipulati. Nel 1998 il numero totale è salito a n.301 con un
incremento del +91,7%, mentre il valore complessivo è stato di 2,25 miliardi di Euro con
un incremento del 133,8%.
- Il grafico n.9 mostra, allinterno del comparto immobiliare, i dati relativi ad
operazioni di leasing finanziario perfezionate su immobili già costruiti. Si può notare
il forte incremento del valore complessivo, passato da 594,65 milioni di Euro del 1997 a
1.287,94 milioni di Euro del 1998 con un incremento del 116,6%, mentre il valore medio
unitario passa da 6,26 milioni a 7,00 milioni di Euro, con un incremento dell11,8%
- Il grafico n.10 mostra i dati relativi ad operazioni di leasing immobiliare su beni da
costruire od in corso di costruzione (leasing costruendo). La crescita del volume
complessivo è ancora più consistente, passando da 369,78 milioni di Euro del 1997 a
966,55 milioni di Euro del 1998 con un incremento del +161,3%. Analizzando la composizione
dello stipulato per fasce dimporto (grafico n.11) si possono apprezzare più
chiaramente le dinamiche emerse nel corso del 1998: il peso relativo delle operazioni di
taglio superiore a 2,6 mln di Euro (pari a Lit.5 Mld) è passato dal 27% al 36% per i
contratti su immobili costruiti e dal 35% al 48% per i contratti su immobili da costruire:
questa osservazione indica come il mercato italiano del leasing immobiliare si stia
spostando verso operazioni di importo sempre più rilevante e verso operazioni
caratterizzate da più elevato contenuto di servizio; si vengono affermando in sostanza
prodotti più evoluti.
- Il fatto che negli ultimi anni si sia assistito ad un forte incremento delle operazioni
di taglio unitario rilevante (big ticket) non è dipeso solamente da un cambiamento dal
lato della domanda, ma è stato anche una conseguenza della consistente evoluzione che ha
caratterizzato il mercato italiano del leasing dal punto di vista dellofferta, in
particolare per effetto del processo di concentrazione da un lato e di specializzazione
dallaltro.
- In Italia, infatti, il mercato del leasing ha vissuto negli ultimi anni, soprattutto in
conseguenza di quanto avveniva allinterno del sistema bancario, processi di intensa
concentrazione che hanno portato le prime società del settore a confermare in maniera
sempre più evidente la propria leadership in un mercato connotato da segnali di vicina
maturità.
- In effetti negli ultimi cinque anni, per il settore immobiliare, la quota di mercato
detenuta dalle prime 10 società è passata dal 52,9% al 65,1% (grafico n.12). Analogo
fenomeno ha interessato anche gli altri comparti: lindice di concentrazione per il
mercato del leasing nel suo complesso passa infatti dal 43,8% al 56,5%.
- Guardando più da vicino il gruppo delle dieci società italiane di leasing che hanno
realizzato il maggior volume di affari nel 1998 nel comparto immobiliare (grafico n.13),
notiamo che tutte sono controllate da gruppi bancari, Comit a parte che opera direttamente
sul mercato del leasing con una propria divisione ed è, forse non casualmente,
loperatore che ha fatto registrare il più elevato incremento sullanno
precedente (+273%).
- Comit opera quasi esclusivamente nel comparto del leasing immobiliare, dove realizza
l80% del proprio volume daffari e si distingue, rispetto agli altri operatori,
realizzando il più elevato importo unitario per operazione, precisamente 3,8 milioni di
Euro.
- Tutto ciò è significativo del ruolo largamente predominante che le banche hanno
acquisito nel settore leasing in generale e nel settore leasing immobiliare in
particolare, non solo come azionisti di controllo (quando non direttamente attivi
come nel caso già visto di Comit o di Monte Paschi) e come finanziatori delle
società di leasing "indipendenti".
- Il ruolo delle banche è fortemente cresciuto in questi anni anche nella distribuzione
dei prodotti leasing.
- In mancanza di rilevazioni ufficiali sul fenomeno, possiamo far riferimento ad una
ricerca sul leasing condotta nel 1997 presso lUniversità di Pavia nella quale si
afferma: "Dai dati relativi alla rete distributiva delle società di leasing
intervistate emerge come lo sportello bancario rappresenti in assoluto il canale
distributivo principale: sette operatori su dodici sviluppano più dell85% della
propria attività attraverso questo canale"; altri tre sviluppano, attraverso il
canale bancario, un volume di vendite compreso tra il 35% e il 60%, mentre solo due
operatori utilizzano canali alternativi, cioè la rete dei concessionari auto e dei
produttori di macchinari.
- La "bancarizzazione" del leasing in Italia costituisce dunque un evento di
rilievo per il settore, portatore di notevoli cambiamenti dal lato offerta.
- Il processo di concentrazione e la progressiva "bancarizzazione" sono fenomeni
che hanno giovato al settore leasing anche attraverso il conseguimento di una maggior
stabilità ed attraverso il rafforzamento degli strumenti di analisi e di controllo dei
rischi, in ultima analisi attraverso un netto miglioramento di standing per il settore;
ciò è stato indubbiamente favorito dal recepimento nellordinamento italiano (D.L.
n.481 del 14 dicembre 1992 e D.L. n.385/93) della IIa Direttiva Comunitaria in
materia creditizia (CEE n.89/646) ed il conseguente ingresso del settore leasing nel
novero degli intermediari creditizi sottoposti alla vigilanza della Banca dItalia:
avvenimento certamente fondamentale, ma talmente noto a questo consesso da poterne evitare
la trattazione, essendo sufficiente evocarne, doverosamente, almeno il titolo e
limportanza.
- La "bancarizzazione" del leasing ha contribuito altresì a migliorare
limmagine del prodotto leasing in generale, e nei confronti delle grandi imprese in
particolare, ed a determinare una maggiore capacità di penetrazione delle società di
leasing, in collaborazione con le reti bancarie, nei confronti proprio di quel tipo di
clientela interessata a finanziare investimenti immobiliari di importo elevato e
caratterizzati da un certo grado di complessità. Negli ultimi anni, quindi, le società
di leasing hanno saputo proporsi come interlocutori autorevoli ed affidabili non solo per
la clientela tradizionale ma anche per un segmento di mercato prima poco attratto dalla
proposta del leasing.
- Proprio lemergere di questo segmento di clientela spiega lincremento
del numero e dellimporto medio delle operazioni immobiliari di taglio importante
(big ticket immobiliari).
- A questa domanda qualificata le società di leasing italiane hanno fatto fronte
apportando decisi miglioramenti alla propria struttura patrimoniale, organizzativa,
tecnica e distributiva; anche grazie alle maggiori dimensioni acquisite, hanno potuto
attrezzarsi sviluppando nuove competenze distintive, migliorando lofferta ed
innovando processi e prodotti; infine; migliorando la propria dotazione patrimoniale, un
numero crescente di società di leasing si è rivelata in grado di soddisfare la richiesta
emergente di operazioni di grande importo unitario.
- Laccresciuta dimensione del mercato potenziale è stata a sua volta un elemento di
accelerazione e di sostegno degli investimenti delle società di leasing per la messa a
punto di nuovi prodotti ad alta componente di servizio, che va ad aggiungersi alla
componente finanziaria tradizionale.
- Gli utilizzatori di leasing immobiliare hanno mostrato, infatti, di apprezzare anche il
contenuto di servizio incluso in unoperazione complessa come il "leasing
costruendo": la società di leasing si fa carico di numerose incombenze sollevando
lutilizzatore totalmente o parzialmente dai relativi rischi, curando tutti gli
aspetti tecnici ed amministrativi che debbono essere compiuti per giungere
allutilizzo economico di un fabbricato.
- Conferma del valore generato per il cliente da tale attività gestionale ed operativa
delle società di leasing viene dai dati relativi ai volumi stipulati su immobili da
costruire ("leasing costruendo").
- Questo tipo di contratto è caratterizzato infatti da alcuni punti di forza che lo
differenziano rispetto alle operazioni di leasing su immobili costruiti, incrementandone
il contenuto di servizio:
- libera il cliente dalla maggior parte delle numerose incombenze operative, burocratiche
ed amministrative legate alla costruzione dellimmobile. Poiché ledificazione
di un immobile costituisce per lutilizzatore unattività occasionale, mentre
la società di leasing dispone di strutture professionali dedicate, il trasferimento alla
società di leasing delle attività tecniche legate alla costruzione crea valore per il
cliente in termini di efficacia e di efficienza.
- Un settore in cui questi vantaggi sono particolarmente sensibili riguarda il rispetto
della complessa normativa sulla sicurezza nei cantieri recentemente introdotta in Italia
con Legge n.494/1996;
- i fornitori ed i professionisti vengono pagati direttamente dalla società di leasing a
stato avanzamento lavori: il servizio offerto alla clientela è quindi legato non solo
alloperatività tecnica ma anche alla gestione della tesoreria;
- presenta costi allineati a quelli di una operazione immobiliare "standard".
- Questo tipo di caratteristiche comporta valutazioni di segno inverso dal punto di vista
delle società di leasing, che non sembrano peraltro aver trasferito nei prezzi i maggiori
costi.
- Nei contratti su immobili da costruire, infatti, le società di leasing:
- si fanno carico di un numero maggiore di adempimenti e quindi devono garantire un
elevato grado di professionalità;
- finanziano lo "stato avanzamento lavori" assumendo un maggiore rischio ed una
gestione prolungata nel tempo.
- Tornerò sul punto tra poco, in conclusione di questa relazione.
- Soffermandoci ora alle evidenze numeriche del grafico n.14, notiamo la crescente
importanza di questa tipologia contrattuale: il confronto tra 1997 e 1998 vede i contratti
stipulati su immobili da costruire ("leasing costruendo") raddoppiare di valore
(+92,5%) a fronte di un +54,4% del mercato del leasing immobiliare tradizionale (immobile
"costruito").
- Come possiamo notare dal grafico n.15 la quota del settore immobiliare sul leasing
italiano è cresciuta dal 25,9% del 1997 al 32,5% del 1998. Al suo interno il segmento
"costruendo" è cresciuto dal 32% del 1997 (primo anno per il quale disponiamo
di rilevazioni ufficiali per questa tipologia) al 36,3% del 1998.
- Accanto alle dinamiche fin qui evidenziate, altri fattori, di tipo più strettamente
finanziario hanno contribuito a determinare questo incontro fra offerta di più alta
qualità e domanda delle aziende più importanti e quindi lo sviluppo del leasing
immobiliare in Italia.
- In primo luogo, infatti, il consolidamento del progetto di moneta unica europea e quindi
lingresso dellItalia nellarea Euro hanno determinato una riduzione
generalizzata dei tassi.
- In effetti, come si può notare dal grafico n.16, si è avuta una discesa spettacolare
dei tassi in Italia; il tasso medio di rendimento dei Buoni del Tesoro è sceso nel 1998
al 4,92% annuo, meno della metà del tasso medio di rendimento del 1995 (esattamente il
41,2%). Il duro percorso di convergenza verso i parametri di Maastricht compiuto
dallItalia tra il 1995 ed il 1998 ha portato non solo alla riduzione delle rendite,
ma anche ad una generalizzata riduzione dei tassi praticati alle imprese, ciò che ha
ridotto il costo del loro debito, migliorandone lefficienza ed incentivando il
ricorso a mezzi di terzi per il finanziamento degli investimenti fissi tra i quali, ciò
che qui interessa, degli immobili a destinazione dimpresa.
- In effetti, secondo i dati rilevati dalla Banca dItalia, i tassi medi praticati
alle imprese per operazioni a medio-lungo termine si sono più che dimezzati, scendendo
dall11,44% del 1995 al 6,22% del 1998.
- Analogamente, come ci mostra il grafico n.17, si sono praticamente dimezzati anche i
tassi medi praticati su operazioni immobiliari dalle società di leasing; secondo le
rilevazioni campionarie di Assilea essi sono scesi dal 13,12% del 1995 al 6,54% del 1998.
Lo sforzo di adeguamento delle società di leasing italiane è stato veramente notevole,
determinando lavvicinamento dei tassi praticati dalle società di leasing per
contratti immobiliari ai tassi praticati dal sistema bancario per erogazioni a M/L termine
a favore delle imprese.
- Il grafico n.18 mostra infatti una caduta di oltre cinque volte del differenziale che
esisteva tra tassi sui prestiti a medio-lungo termine praticati dalle banche nel 1995 e
tassi praticati dalle società di leasing immobiliare: dall1,68% del 1995 allo 0,32%
del 1998. E inoltre probabile che a questo scarto medio corrispondano offerte per
operazioni di rilievo nelle quali il differenziale tra le due forme di finanziamento sia
nullo o addirittura negativo.
- Il miglioramento della competitività del leasing nei confronti di altre forme di
finanziamento, in particolare i mutui ipotecari, ha fatto sì che le aziende si potessero
basare, per prendere le proprie decisioni in materia di finanziamento degli investimenti
immobiliari, su fattori che erano altrimenti relegati ad un ruolo marginale, come i citati
vantaggi del prodotto in termini di servizio fornito e la relativa convenienza del leasing
in termini fiscali.
- Da questo punto di vista il contratto di leasing immobiliare nel sistema italiano è
competitivo rispetto ad altre forme di acquisizione degli immobili, quali il mutuo
ipotecario o il finanziamento diretto: in particolare offre la possibilità di un sistema
di ammortamento accelerato che fa riferimento ai canoni del contratto di leasing, come si
dimostra con le schede che seguono (grafici 19 e 20).
- Questi aspetti hanno avuto maggiore rilevanza per aziende che hanno saputo dotarsi di
una e vera e propria pianificazione di tipo fiscale e quindi, in particolare, le grandi
aziende, precedentemente poco attratte dal leasing.
- Si può dunque sostenere che il forte sviluppo del leasing immobiliare trova
giustificazione in alcuni cambiamenti di rilevante impatto intervenuti nel settore, che
hanno costituito veri e propri fattori di successo che possiamo sinteticamente
rappresentarli nel grafico n.21.
- Le osservazioni fin qui fatte sullo sviluppo del leasing immobiliare in Italia inducono
alcune riflessioni sulle prospettive per il futuro (grafico n.22).
- Innanzi tutto sembra esserci ulteriore spazio di crescita:
- una recente normativa della Banca dItalia agevola lofferta riducendo il peso
dei vincoli patrimoniali per la concentrazione dei rischi (e per gli attesi requisiti
patrimoniali minimi): il coefficiente di ponderazione sulle posizioni creditorie da
operazioni di leasing aventi come oggetto immobili non residenziali è ridotto al 50% per
gli intermediari finanziari;
- in secondo luogo i processi di fusione ed acquisizione, già osservati, continueranno;
ciò porterà probabilmente ad una significativa, ulteriore riduzione dei concorrenti di
riferimento ed accentuerà il grado di concentrazione del mercato e lofferta
potenziale di operazioni "big ticket"; ulteriori miglioramenti in termini di
controllo dei costi di gestione sono pure prevedibili;
- dal punto di vista qualitativo, infine, lo sforzo tuttora in atto da parte dei
principali competitori per acquisire maggiore efficienza e flessibilità e potersi
proporre in un mercato sempre più competitivo troverà probabilmente sbocco nello
sviluppo di nuovi prodotti ad elevato valore aggiunto e nellaffinamento degli
strumenti già esistenti.
- Per quanto riguarda, invece, la redditività delle operazioni, è probabile che la netta
tendenza al ribasso fin qui registrata si inverta. Le società di leasing, infatti,
cominciano a rilevare nei consuntivi e nei budget il peso crescente di impieghi a spread
fin troppo sacrificati mentre i gruppi bancari di riferimento pongono sempre maggiore
attenzione alla remunerazione del capitale: si attende perciò una graduale revisione
delle condizioni economiche offerte alla clientela.
- Concludendo, ritengo si possa affermare che gli operatori del leasing immobiliare in
Italia abbiano saputo superare le difficoltà indotte dai grandi mutamenti di scenario
intervenuti nelleconomia italiana nellultimo decennio, trasformandole in vere
e proprie opportunità di sviluppo.
- Attraverso un profondo lavoro di revisione delle strutture tecniche e professionali, dei
processi produttivi, degli assetti azionari, hanno saputo conquistarsi un proprio e
ritengo duraturo spazio quali finanziatori affidabili ed elettivi non solo delle piccole
imprese, comera tradizione, ma anche delle medie e grandi aziende, che fanno ricorso
in misura crescente al leasing per la realizzazione di immobili strumentali
allesercizio dimpresa, traendone una serie di vantaggi.
- Il leasing si è confermato dunque creatore di valore, un fattore positivo ed
acceleratore dello sviluppo economico del Paese, e come tale meritevole di considerazione
appropriata, che lAutorità di Vigilanza italiana ha prontamente e concretamente
riconosciuto.
- Per i prossimi anni è prevedibile unulteriore crescita del leasing immobiliare in
Italia anche se, ed è perfino auspicabile, più graduale e consolidata di quella degli
ultimi anni del millennio; certamente lItalia continuerà a far parte dei
protagonisti del leasing in Europa.
Nota metodologica
I dati relativi al mercato europeo sono forniti da Leaseurope, mentre le rilevazioni
per lItalia fanno riferimento ad Assilea.
Per quanto riguarda la possibilità di analizzare i dati a livello europeo, va rilevato
quanto segue:
- Leaseurope fornisce una serie storica in cui il valore di ogni anno è calcolato sulla
base del valore dellECU dellanno stesso (ad esempio: 1994 - 1 Ecu=1913,77
Lire; 1998 - 1 Euro=1936,27 Lire): ne risulta quindi che il dato europeo è influenzato
dal valore del cambio delle singole valute nazionali;
- possono sussistere situazioni in cui alcune transazioni di locazione finanziaria non
vengono registrate dalle Associazioni Nazionali di settore (che trasferiscono i dati a
Leaseurope): questo può avvenire anche a causa del fatto che la definizione stessa di
leasing differisce da una nazione allaltra, così come possono essere diverse le
implicazioni relative al concetto di opzione dacquisto (Rapport Annuel
Leaseurope, 1998);
- le nazioni associate a Leaseurope sono variate nel corso degli anni; un confronto tra il
1994 ed il 1998 porta alla luce alcune situazioni particolari: alcune nazioni, per esempio
provenienti dallarea ex-URSS, sono entrate a far parte di Leaseurope; la Russia non
è compresa nelle statistiche dal 1998.
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- Nulla nasce dal nulla e, anche se la cosa proprio non ci va giù, ci stiamo sforzando di
capire per quale motivo la Banca d'Italia si sta dimostrando così restia ad estendere
anche alle banche la piena applicazione del coefficiente di ponderazione del 50 %
(anziché del 100%) alle operazioni di locazione finanziaria immobiliare. In effetti, si
tratta di una resistenza poco comprensibile per il nostro settore che, numeri alla mano,
ha registrato dall'inizio della propria storia (ormai ultradecennale) sino ad oggi basse
percentuali di perdita sul portafoglio delle operazioni immobiliari. E questo nonostante
nella prima metà degli anni ottanta si sia verificata una forte caduta delle quotazioni
immobiliari che certamente ha duramente messo alla prova l'argine protettivo che la
proprietà dell'immobile offre alle - in qualche misura inevitabili ed imprevedibili -
ondate congiunturali delle insolvenze della clientela. Anzi, proprio i numeri di una
recente indagine condotta dall'Associazione con un ristretto ma qualificato campione di
"banche-leasing" confermano non solo la bassa rischiosità delle operazioni di
leasing immobiliare in genere (frutto della finalità tipicamente strumentale e non
speculativa degli investimenti immobiliari realizzati in leasing), ma persino che la
rischiosità delle operazioni su immobili "industriali" (al momento ponderati
ancora al 100 %) è addirittura leggermente inferiore a quella degli immobili
"commerciali o ad uso ufficio" (ponderati al 50 %); fenomeno quest'ultimo
presumibilmente dovuto alla minore sensibilità dei valori di mercato degli immobili
"industriali" rispetto a quelli "commerciali o per uffici" alle
vicende congiunturali verificatesi sul mercato immobiliare.
- Di fronte a questa situazione che, al di là delle statistiche e dei numeri, gli
operatori leasing conoscono bene nel proprio vissuto quotidiano, la Banca d'Italia però
continua a "nicchiare". Ma da dove nascono le perplessità dell'Autorità di
Vigilanza? Ebbene forse la risposta è tutta in un brevissimo paragrafo, quasi sperduto ed
insignificante nell'ambito di un ponderoso documento pubblicato dal Comitato di Basilea
nel giugno scorso; un documento strategico di portata storica, a cui ha dato risalto
persino l'Economist, e che apre per la prima volta ad un nuovo sistema di definizione dei
requisiti patrimoniali minimi basato su tecniche di rating e di modelli interni di
controllo dei rischi. Questo piccolo, "sperduto" paragrafo si riferisce al
trattamento da riservare - secondo le metodologie tradizionali dei requisiti minimi
patrimoniali definite nell'accordo del 1988 - ai prestiti garantiti da ipoteca su
immobili. In esso si afferma: Considerato che in numerosi paesi i prestiti garantiti da
immobili commerciali sono stati una causa ricorrente di deterioramento della qualità
degli attivi del settore bancario degli ultimi decenni, il Comitato ritiene che le
ipoteche su immobili non commerciali non giustifichino, in linea di principio, una
ponderazione dei prestiti diversa dal 100%. Laddove per "commerciali" ci si
riferisce probabilmente a tutti gli immobili non "residenziali" visto che per
questi ultimi (i "residenziali") il Comitato propone il mantenimento della
ponderazione ridotta al 50 % (ma la cosa, come è noto, non interessa al nostro settore
che non è presente - almeno in Italia - sull'abitativo).
- Poiché dunque il Comitato di Basilea non si è espresso esplicitamente sulle operazioni
di leasing immobiliare e visto che molto spesso le normative bancarie nazionali hanno -
ancorché a nostro avviso impropriamente - interpretato gli orientamenti da applicare al
leasing immobiliare nell'ottica indicata per il comparto ipotecario, tutto fa pensare che
siano proprio queste le preoccupazioni principali che tingono di scuro gli atteggiamenti,
già per definizione sempre cauti, dell'Autorità di controllo.
- La vera "battaglia" ideologica da condurre resta quindi ancora una volta il
giusto apprezzamento delle specificità del mercato del leasing immobiliare che non può
certo essere sovrapposto o confuso con quello ipotecario, non solo per il differente
contenuto cauzionale del titolo di proprietà rispetto alla garanzia ipotecaria, ma anche
per le differenti finalità economico-funzionali del prodotto leasing e per il differente
target merceologico della nostra clientela.
- Una battaglia che l'Assilea, sia a livello nazionale che europeo, non si stancherà
comunque di combattere
-
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- :
la pari dignità del prodotto e degli operatori dischiude nuove opportunità e nuove sfide
-
- Alcuni brevi ma doverosi ringraziamenti: anzitutto all'ABI, non solo che per avermi
invitato a questo prestigioso convegno, ma soprattutto perché è stato il nostro più
fedele alleato nella battaglia che da sempre vede impegnata l'Assilea nel raggiungimento
di una piena parità competitiva sia fra le diverse categorie di operatori leasing (siano
essi banche o intermediari finanziari), sia fra il prodotto leasing e le altre modalità
di realizzazione degli investimento delle imprese.
- E un ringraziamento altrettanto caloroso va al Ministero dell'Industria ed al Medio
Credito Centrale che, sin dai primi contatti, hanno dimostrato la propria piena
disponibilità ad aprire il Fondo di Garanzia anche alla locazione finanziaria ed agli
Intermediari Finanziari leasing, intuendo così prima del tempo la posizione ufficiale che
sarebbe poi stata assunta dal Legislatore con il decreto legislativo n. 342
dellagosto scorso di modifica al testo unico bancario.
- Il decreto del Ministero dellIndustria di cui qui si discute rappresenta anche per
il settore che qui rappresento una novità di grande rilievo
direi con una iperbole
quasi la "scoperta di un nuovo mondo".
- La facoltà di accesso al Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese gestito dal
Mediocredito Centrale finalmente estesa anche agli intermediari finanziari è
indubbiamente una evoluzione attesa e in un certo senso già anche anticipata, che corona
una lunghissima marcia che il settore ha iniziato molti anni fa.
- Ma la vera grande innovazione che ne è alla base è quella introdotta
dallarticolo 21 del decreto legislativo 342/99 che aggiungendo il 7° comma
allart. 107 del T.U. del credito ha esteso anche agli intermediari finanziari
iscritti allelenco speciale di cui allo stesso art. 107 la facoltà di concedere
finanziamenti sotto qualsiasi forma quindi anche la locazione finanziaria, ai sensi del
nuovo art.47, che regolamenta l'operatività delle banche nel campo del credito agevolato.
- E evidente dalla lettura dei testi la volontà del legislatore di equiparare
banche e intermediari finanziari vigilati anche ai fini delle operazioni agevolate
ponendoli sullo stesso piano sia nella erogazione che nella gestione dei fondi pubblici.
- Ne deriva probabilmente anche una possibilità di leggere in chiave retroattiva le
disposizioni applicandole a leggi che sembrerebbero a prima vista non prevedere una
equiparazione degli intermediari finanziari con le banche. Occorrerà comunque rileggere
con attenzione i testi legislativi cercando di ottenere, laddove possibile,
lestensione della volontà manifestata dal legislatore nella enunciazione del
principio di equiparazione ovvero quanto meno di impostare le nuove operatività alla luce
del mutato contesto. Mi riferisco in particolare alla L.488 che manterrà in vigore fino
al 2001 le convenzioni in essere con le banche cui è affidata in esclusiva l'istruttoria
delle pratiche.
- Va anche detto in questa occasione come ho accennato poco fa, che già in tale direzione
si erano tempestivamente mossi alcuni enti ed in particolare il Mediocredito Centrale che
intuendo levoluzione legislativa ha da subito aperto il Fondo di Garanzia anche agli
Intermediari Finanziari iscritti nellelenco speciale di cui allarticolo 107.
- La decisione precede di soli pochi giorni laltrettanto storica apertura al leasing
da parte del Fondo Centrale di Garanzia gestito da Artigiancassa.
- Tale riconoscimento dato alle società di leasing va anche nella direzione che il
mercato ha già da tempo di fatto manifestato di apprezzare. In particolare le piccole e
medie imprese hanno sempre dato forti segnali di gradimento per la locazione finanziaria
come mezzo di realizzazione dei propri investimenti produttivi. La locazione finanziaria
fa parte a buon diritto della gamma di prodotti finanziari offerti alle imprese per fruire
dei contributi pubblici nelle varie forme disponibili.
- Lesteso utilizzo di tale strumento di finanziamento da parte delle piccole e medie
imprese in particolare è testimoniato dai valori riscontrati. La penetrazione del leasing
cioè la percentuale degli investimenti realizzati dalle imprese private mediante
operazioni di locazione finanziaria è stata nel 1998 del 16.1%, mentre nel settore
specifico delle piccole imprese è stata del 45% e del 27% per le medie imprese. Si tratta
di dati che fanno riflettere, ancor di più se si pensa che sempre per le piccole imprese
in uno studio del Mediocredito Centrale del 1997 il leasing rappresentava il secondo
strumento di finanziamento degli investimenti dopo lautofinanziamento.
- La crescita del settore della locazione finanziaria in Italia è continuata anche nel
1999 e dovrebbe proseguire anche nel 2000 secondo alcune recenti proiezioni, e certamente
i coefficienti di penetrazione subiranno dunque ulteriori incrementi.
- Anche riferendoci ai soli investimenti realizzati con contratti di leasing
nellambito dei finanziamenti agevolati, in una situazione normativa non sempre
favorevole, si registrano valori di tutto rispetto. A titolo solo esemplificativo basterà
ricordare che l'indice di penetrazione del leasing sul totale delle operazioni agevolate
Artigiancassa è stato nel 1998 pari al 40%, come rilevato dalla stessa Artigiancassa.
- Questa innovativa apertura alla locazione finanziaria per l'accesso al fondo di garanzia
gestito dal MCC pone il nostro settore di fronte ad una sfida - direi quasi -
"culturale". Benché in passato non ci fosse la possibilità tecnica di accedere
a questi fondi di garanzia pubblici, va infatti osservato che non è nella cultura del
leasing accentuare la "tranquillità" di un'operazione di impiego attenuandone
il rischio con il ricorso ad un fondo di garanzia. Anzitutto per l'estrema celerità nel
perfezionamento delle operazioni di leasing, che evidentemente mal si concilia con i tempi
tecnici connessi - specie in passato - alle procedure "burocratiche" di
ammissione delle operazioni da garantire e di liquidazione delle perdite. Ed in tal senso,
per inciso, vanno apprezzati i grandi miglioramenti introdotti in termini di
semplificazione e di efficienza in questa nuova "generazione" di fondi. Ma al di
là degli "attriti" tecnico-procedurali che mano a mano si stanno rimuovendo,
credo che il settore del leasing abbia proprio una "naturale" ritrosia a farsi
carico - o comunque a caricare le operazioni - di costi ulteriori per l'acquisizione di
garanzie a copertura di un rischio che - sino ad oggi - ha considerato strategico gestire
nella sua interezza. Si tratta quindi di cominciare ad entrare in una nuova logica di tipo
"assicurativo" che - a mio avviso - può senz'altro dare importanti risultati
per una più efficiente allocazione dei rischi di credito. Specie quando, come il caso di
cui stiamo oggi parlando, la natura pubblica del fondo ha proprio la finalità di rendere
più conveniente l'accesso ed il costo di questa garanzia rispetto all'onere teorico della
rischiosità del sistema. Sono comunque convinto che il nostro settore non mancherà certo
di cogliere queste nuove opportunità di sviluppo.
- Grazie.
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- È di recente uscito nelle librerie, edito da Etas libri, "Il credito al
consumo" scritto da Giuseppe Roddi, responsabile dell'area legale della Finconsumo e
coordinatore del Gruppo di Lavoro sul leasing al consumo costituito in seno alla
Commissione Legale Assilea. Il libro analizza sotto il profilo tecnico le diverse
tipologie contrattuali del credito al consumo evidenziando la prassi commerciale seguita
dagli operatori del settore.
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- Il 5 novembre, con una manifestazione conviviale presso l'Hotel Helvetia & Bristol
di Firenze a cui hanno partecipato anche i vertici dell'Associazione, la Centroleasing ha
festeggiato il trentennale della propria attività.
- Continua il processo di concentrazione fra operatori del settore.
- Dal 23 novembre u.s. la Locat ha incorporato la Findata Leasing SpA e la Quercia Leasing
SpA.
- La Deutsche Bank Leasing ha acquisito la partecipazione di controllo della Adria Leasing
SpA di Treviso, la cui sede per altro dal 29 ottobre è spostata in Via dei Mille 1/d, e
della Fraer Leasing di Cesena.
- Nuove cariche
- Dal 1° ottobre il nuovo direttore generale di UFB Leasing Italia è Denis Delespaul.
Sostituisce Luciano Canetta dimissionario per pensionamento.
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- n. 55 del 2 novembre Artigiancassa tasso applicabile alle operazioni di
leasing agevolato nel mese di dicembre 1999
- n. 56 del 2 novembre L.488/92 Quesiti della XXVIII riunione del Comitato Tecnico
Consultivo
- n. 57 dell8 novembre Tassi leasing agevolato del Mediocredito Centrale
mese dicembre 1999
- n. 58 dell8 novembre Mediocredito Centrale. Fondo di garanzia a favore
delle PMI
- Serie BDCR
- n. 8 del 10 novembre Avvio di esercizio "Modifiche BDCR"
- Serie Euro
- n. 3 del 15 novembre Parametro sostitutivo del TUS
- Serie Informativa
- n. 6 del 2 novembre Rapporto OSSFIN 1999 "Settore del leasing. Analisi di
bilancio e valutazione della performance delle istituzioni finanziarie non bancarie"
- n. 7 del 17 novembre Centrale Rischi Associativa (CRA); stato avanzamento lavori
- Serie Legale
- n. 10 del 2 novembre Tutela dei dati personali: Regolamento per
lindividuazione delle misure minime di sicurezza
- n. 11 del 15 novembre Antiriciclaggio: estensione degli obblighi di
identificazione e registrazione della clientela e di segnalazione delle operazioni
sospette a talune attività suscettibili di utilizzazione a fini di riciclaggio
- n. 18 del 10 novembre Benchmarking sulla Matrice di Vigilanza.
Rilevazione dati "base4" (giugno 1999)
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- 3 novembre Gruppo Interassociativo
- 11 novembre Comitato Scientifico Assilea-Bocconi
- 19 novembre Gruppo di lavoro Commissione Leasing Agevolato "Artigiancassa"
Roma Analisi del Fondo di Garanzia
- 24 novembre Convegno presso SanPaolo IMI sui Fondi di garanzia per le piccole e medie
imprese
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- Trattamento fiscale ai fini IVA dellICI addebitata dalla concedente
allutilizzatore
- Trattamento fiscale ai fini delle II.DD. dellICI addebitata dalla concedente
allutilizzatore
- Fatturazione dei flussi attivi derivanti dalle operazioni su strumenti derivati.
Esenzione ai fini IVA
- Comportamento formalmente non corretto del contribuente e pro-rata di detraibilità IVA
- Operatività in strumenti derivati e definizione di attività propria per la società di
leasing
- Trattamento ai fini IVA delle spese sostenute dal locatore in nome e per conto
dellutilizzatore
- Procedimento contabile da adottare a giustificazione del mancato riaddebito
dellIVA allutilizzatore
- Elementi costitutivi del contratto di agenzia e distinzione dal c.d.
procacciamento daffari
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